Depressione: la quotidianità per 300 milioni di persone

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Eventi di vita stressanti come cambiamenti lavorativi, separazioni, conflitti familiari, la malattia di una persona cara, possono essere così impattanti per un individuo da far scaturire una demoralizzazione generica o nei casi più gravi, un vero e proprio Disturbo Depressivo Maggiore.

La depressione è un disturbo dell’umore particolarmente diffuso: infatti, interessa dal 10% al 15% della popolazione. La fascia d’età più a rischio è tra i 35 e i 45 anni ma si può manifestare per la prima volta tra i 20 e i 50 anni. Secondo l’OMS diventerà, nei prossimi anni la seconda causa di invalidità per malattia, preceduta solamente dalle malattie cardiovascolari.

Ma quale è il vissuto di una persona che si trova a fare i conti con la depressione? Aaron Beck, uno dei maggiori teorici e studiosi in tema di depressione, disse: “Se il nostro pensiero si trova impantanato tra significati simbolici distorti, ragionamenti illogici e interpretazioni erronee, finiamo per diventare realmente ciechi e sordi.” Ma cosa ci rende “ciechi e sordi” quando siamo depressi? Nello specifico ci si trova a convivere con uno stato di tristezza, di solito quotidiano, particolarmente marcato che sfocia in un vero e proprio “mal di vivere”. Tutto ciò è seguito dalla perdita di piacere nello svolgere attività quotidiane, in compagnia di altre persone o da soli, fino a giungere ad abbandonare completamente gli hobby e a evitare le situazioni che richiedono di aver a che fare e interagire con gli altri.

La depressione comporta anche una serie di modificazioni per quanto riguarda l’appetito (che può essere diminuito o aumentato), nell’attività sessuale (che risulta assente o comunque fortemente compromessa) e nelle abitudini serali: il depresso può infatti avere risvegli notturni frequenti o, in certi casi, può sviluppare ipersonnia (ovvero la tendenza a dormire eccessivamente).
La sensazione che accompagna la persona depressa è di grande fatica, tant’è che anche le attività più semplici vengono percepite come eccessive sia in termini di energia sia di tempo; per esempio, potrebbe accusare il fatto che cose semplici – come fare un pasto o occuparsi della casa – siano diventate eccessivamente faticose, in quanto richiedono una quantità di tempo nettamente maggiore rispetto al normale.

Cosa accade, invece, nella mente della persona depressa? La persona tenderà ad incolparsi e svalutarsi, entrando nel loop della rimuginazione: infatti, il depresso tende a rimuginare su fatti ed errori passati e ad interpretare gli eventi quotidiani ordinari come prove dei propri difetti e mancanze. Non è raro che una persona depressa parli di sé in termini estremamente negativi: “sono un fallito”, “sono una nullità”, “nessuno è interessato a me”, “sarebbe meglio se fossi morto”.

Un supporto di tipo psicologico (affiancato nei casi di maggiore gravità ad una presa in carico psichiatrica) è uno strumento essenziale per uscire dal tunnel della depressione.
Inoltre, ricordiamo che anche i familiari o i cari della persona depressa possono trovarsi a vivere  un momento di grande sofferenza; infatti, stare accanto ad una persona che soffre di depressione può essere molto complesso. La sensazione può essere quella di inutilità, di non avere le risorse per poter sostenere e aiutare la persona amata. Anche in questo caso il supporto di un professionista può
essere determinante.

Ma “cosa si fa” insieme allo psicologo quando si è depressi?
Dopo una prima fase di valutazione volta a chiarire la problematica riportata dalla persona, il lavoro psicologico verterà prevalentemente sui sintomi del presente, costruendo insieme strumenti concreti per gestire al meglio i problemi presentati. Il soggetto imparerà gradualmente a riappropriarsi di quelle attività che sono state messe da parte o sospese, solitamente iniziando da quelle più piacevoli, fino a sviluppare modalità più funzionali per gestire i problemi e i momenti stressanti.

Successivamente, sarà importante intervenire e lavorare insieme sui pensieri negativi che sostengono e alimentano lo stato depressivo, aiutando l’individuo ad essere meno critico verso se stesso e a focalizzarsi maggiormente sugli eventi positivi.
Così facendo, la persona apprenderà modalità comunicative più adeguate e nuove strategie per affrontare quelle problematicità quotidiane che probabilmente l’hanno portata allo stato depressivo.

Se state valutando se chiedere aiuto (per voi o per un vostro caro) ricordate che muovere il primo passo è un atto di coraggio e di speranza, non un segno di debolezza. In questi casi, il momento giusto non esiste: se non ora, quando?