Chi vuol essere universitario (e felice)?

universitario felice

Nell’immaginario collettivo il periodo universitario è spesso visto come un periodo di spensieratezza e di leggerezza. Ma è effettivamente così?
Frequentare l’università richiede in realtà moltissimo impegno in termini cognitivi, organizzativi ed emotivi. Districarsi tra la frequenza ai corsi, i tirocini, la programmazione dello studio, il lavoro, la preparazione della sessione esami può essere estenuante per uno studente sia fisicamente che psicologicamente

Questo delicato equilibrio tra le parti, se mal gestito, può impattare negativamente sulla vita: l’autostima si abbassa così come la percezione di competenza, l’ansia diventa intollerabile e inizia a compromettere lo studio e la vita quotidiana.

L’ansia, che accompagna moltissimi studenti durante tutto il percorso di studi,  se non adeguatamente accolta e gestita può innescare una serie di conseguenze a cascata: si inizia a procrastinare lo studio o a non presentarsi agli esami, ad isolarsi o a pensare se sia il caso di interrompere gli studi.

Anche l’umore può risentirne in caso di difficoltà: non è raro, infatti, parlare con studenti universitari che raccontano di aver perso a causa dell’università il piacere legato allo studio e alla vita quotidiana e di sentirsi fortemente tristi, preoccupati e sfiduciati quando pensano al proprio futuro.

Per questi e molti altri motivi la vita universitaria per molti studenti è una fase non sempre felice e non sempre facile. Non dimentichiamo che, come per tanti altri aspetti della nostra vita nell’ultimo anno, tante cose sono cambiate anche nella vita universitaria: la formazione e gli esami si sono svolti per via telematica e molte esperienze di tirocinio sono state interrotte o fortemente limitate, obbligando a vivere in modo diverso questa esperienza.  

Sommando questi cambiamenti all’isolamento sociale e alle restrizioni per il contenimento della pandemia Covid-19, è comprensibile come questo possa aver compromesso o peggiorato la prestazione e la carriera universitaria anche degli studenti più abili e preparati. 

Nello specifico, le numerose ore spese davanti agli schermi, l’impossibilità di “staccare” dedicandosi alle consuete attività di svago o al tempo passato in compagnia degli amici e i problemi legati alla peggiorata qualità del sonno sono tutti elementi che influiscono negativamente sull’attenzione e sulla memoria, due aspetti essenziali per studiare con profitto. Per cui, cari studenti all’ascolto, ci sentiamo di rassicurarvi: se vi ritrovate in questa descrizione, siete perfettamente “normali”!

L’andamento del proprio studio è comprensibilmente una grossa preoccupazione per uno studente universitario ed è giusto che venga gestita al meglio. A tal proposito vi consigliamo di iniziare ad occuparvene ponendovi la seguente domanda: perché il mio metodo di studio non sembra efficace?

Infatti, in termini di efficacia dello studio, non è raro che alla base di un fallimento del proprio metodo di studio vi sia l’impiego di un insieme di strategie disfunzionali, inadatte alle caratteristiche personali dello studente. Quante volte abbiamo sentito dire che per studiare bisogna ripetere, schematizzare, fare i riassunti e così via? Ebbene, la scienza ci dice che in realtà l’unica cosa che bisogna fare è… conoscersi!

Conoscere il proprio stile di apprendimento è essenziale per uno studente, in quanto l’utilizzo di strategie inadeguate al proprio stile ha diverse conseguenze negative: ad esempio, il processo di elaborazione ed acquisizione delle informazioni rallenta bruscamente o si rivela inefficace e questo significa che falliremo l’esame, non finiremo il programma in tempo o non ricorderemo i concetti faticosamente studiati il giorno prima.

Cosa si può fare, quindi, per iniziare a riprendere in mano la propria vita universitaria?

Condividiamo con voi 3 piccoli suggerimenti per muovere i primi passi in questo senso:

  1. Investite nella pianificazione: la pianificazione dello studio e della sessione è (quasi) più importante dello studio stesso. Prendetevi tutto il tempo che vi necessita per farlo nel modo giusto; in questo modo saprete già come saranno organizzate le successive settimane, il che sarà utile nel combatterete la procrastinazione; inoltre, anche lo stress sarà più gestibile e l’ansia non raggiungerà picchi fastidiosi. Attenzione però: siate flessibili! Se la vostra pianificazione richiede una modifica, nulla di grave, risistemiamo il tutto e ripartiamo!
  2. Fate amicizia con l’ansia: vi sembrerà assurdo ma l’ansia (in piccole dosi) può migliorare la vostra prestazione ad un esame o nello studio. Concedetevi di entrare in contatto con lei, potrebbe darvi lo sprint che vi serve a fare meglio. Se però l’ansia è per voi diventata un problema che interferisce con la vostra vita universitaria considerate di chiedere aiuto ad uno psicologo che possa accompagnarvi nell’imparare a gestirla al meglio.
  3. Fermatevi e conoscetevi: se state notando che il vostro metodo di studio non funziona, è possibile che non sappiate ancora quale si il vostro stile di apprendimento e – comprensibilmente – quali sono le strategie migliori per studiare al meglio in coerenza con le vostre caratteristiche. Approfondite quindi la conoscenza con questi aspetti della vostra persona. Se risulta faticoso arrivare al punto da soli, uno psicologo formato nell’ambito della psicologia scolastica o nell’area dell’apprendimento potrebbe essere un supporto utile per comprendere quali aspetti del vostro metodo di studio siano da rivedere o da modificare. 

Perché, come sosteneva Carl Rogers, “l’unica persona che si può ritenere istruita è quella che ha imparato come si fa ad imparare”.

Scopri cosa può fare il Centro di Psicologia Syntonie per te se sei uno studente universitario cliccando qui.