Un anno di psico-pandemia

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Il lockdown di Marzo 2020 ha rappresentato l’inizio di un susseguirsi di cambiamenti e limitazioni nella vita quotidiana: il modo di vivere il lavoro cambia, cambia la modalità di “fare” e stare a scuola e in università, i contatti con amici e cari si riducono e aumenta esponenzialmente la vita online. La sensazione è di “non staccare mai”, di non avere nulla che aiuti a rigenerarsi o che le giornate si susseguano senza senso tutte uguali tra loro. In queste condizioni lo stress si cronicizza e ci sentiamo come una teiera lasciata sul fuoco: bollenti e prosciugati di energia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la pandemic fatigue (fatica pandemica) come il sentimento generato da uno stato di crisi prolungato della salute pubblica, e in particolar modo dagli strumenti che abbiamo a disposizione mitigare gli effetti della pandemia, come l’isolamento sociale. Questo vissuto di affaticamento e sfiducia può – inoltre – spingerci a “mollare il colpo” abbassando la guardia e non rispettando così le misure per il contenimento del Covid-19 con tutti i rischi (personali e sociali) che questo può comportare.

Si è parlato dell’emergenza Covid-19 come di una “psico-pandemia” per il forte impatto che le limitazioni hanno avuto sulla psiche delle persone. Ma ad un anno di distanza, caratterizzato da paura, incertezza, stanchezza, continui cambiamenti, come ci si sente? “Stanco”, “sfinito”, “depresso”, “demotivato” sono parole comuni che possono descrivere questa esperienza: ed è normale che sia così, in quanto questi vissuti sono una risposta del tutto naturale che scaturisce di fronte a una crisi che sembra non avere mai fine. Ma cosa possiamo fare, qui ed ora, per prenderci cura del nostro benessere psicologico?

1. Restiamo in ascolto dei nostri bisogni. 

Che cosa vi comunica il vostro corpo teso, la vostra insonnia, il vostro mal di testa da stress, il vostro nervosismo? Quando il corpo “parla” a volte vuole dirci che non ci siamo prendendo cura di noi come necessiteremmo. Ancora più del solito in un clima di profonda incertezza è importante avere cura di sé, dedicandosi momenti di positività. Quando è l’ultima volta che avete fatto qualcosa (anche di piccolo, come preparare il vostro piatto preferito, passeggiare sotto il sole, chiamare un amico per chiacchierare insieme) con vero piacere? Forse è passato un po’ di tempo: quale momento migliore se non “qui e ora”? 

2. Creiamo spazi di condivisione. 

Anche se le possibilità di socializzazione sono drasticamente ridotte, cerchiamo di ritagliarci degli spazi per parlare con i nostri cari, per stare insieme e – se lo desideriamo – condividere le difficoltà che stiamo riscontrando. Ricordiamo che l’uomo è un animale sociale: il “branco” può esserci di grande supporto nei momenti di difficoltà. Anche su Zoom o sul marciapiede sotto casa. 

3. Prendiamoci cura del nostro benessere psicologico. 

Come cureremmo il nostro stomaco qualora soffrissimo di fortissime gastriti, così dovremmo fare con la nostra psiche. Lo stress, specie se prolungato come in questo periodo, è tossico per il nostro benessere psicologico; sotto stress i pensieri tendono ad essere più cupi e catastrofici, le emozioni si polarizzano sul negativo e anche il nostro comportamento ne risente: ci isoliamo, abbiamo scoppi d’ira o non vediamo la fine del tunnel che stiamo attraversando. Se ritieni che questo periodo ti stia chiedendo troppo rispetto a ciò che senti di poter offrire e ti senti come la teiera di cui abbiamo parlato prima, considera l’idea di chiedere aiuto. La stanza dello psicologo è il posto dove sentirsi riconosciuti nei propri bisogni, dove “pensare insieme”, dove districare nodi problematici e dove apprendere nuove abilità e competenze per vivere la propria vita al meglio. 

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